mercoledì 27 aprile 2011

Dieci anni di "guerra sporca" di Enrico Piovesana

I sovietici ci misero nove anni a riconoscere il loro fallimento militare in Afghanistan e a ritirarsi. Gli Stati Uniti e la Nato, invece, dopo quasi dieci anni di occupazione militare - costati finora 60mila morti, tre milioni di nuovi sfollati e 500 miliardi di euro - non mollano la presa.
Le truppe schierate continuano ad aumentare (oggi sono 140mila, due anni fa erano la metà) e le date del ritiro vengono continuamente rinviate (anche la scadenza del 2014 é stata archiviata). In ballo c'é il mantenimento di basi militari permanenti nel cuore dell'Asia e la costruzione di pipeline per accedere sulle maggiori risorse energetiche del pianeta. Nonché, secondo diversi esperti (dallo storico americano Alfred McCoy al generale russo Mahmut Gareev), il controllo del principale narcobusiness mondiale: quello dell'oppiio e dell'eroina, messo al bamndo dal ex alleato americano Mullah Omarnel 2000 e rifiorito dopo l'invasione USA nel 2001. Nulla a che vedere, in ogni caso, con le finalità ufficiali della missione Isaf, come la sconfitta dei talebani, l'esportazione della democrazia e lo sviluppo del paese: tutti obbiettivi platealmente disattesi.
Le forze militari occidentali conducono in Afghanistan una guerra sempre più sporca. Cresce il numero di civili uccisi dai bombardamenti aerei (27mila tonnellate di bombe sganciate nel 2010, contro le 14mila dell'anno prima) e nel corso di raid notturni e rastrellamenti. Proseguono le torture nelle prigioni segrete delle forze speciali statunitensi (le famigerate black jails denunciate da Human Rights Watch e dalla Croce Rossa Internazionale). Si moltiplicano le formazioni paramilitari locali che operano al servizio delle forze americane seminando terrore e anarchia (le Strike forces provinciali e i Counterterrorism Pursuit Team finanziati dalla CIA, le milizie della polizia tribale create dallo US Joint Special Operations Command, i gruppi armati Isci dei Marines)Non stupisce, dunque, la crescente ostilità della popolazione afgana verso le truppe straniere - percepire armai come forze di occupazione al pari di quelle sovietiche d'un tempo - e il sempre più diffuso sostegno popolare ai mujaheddin.
Anche per questo i talebani hanno ormai ripreso il controllo di quasi tutto il paese, al punto che il presidente Hamid Karzai, con il sostegno di Washington, é pronto a farli entrare nel suo governo, di cui già fanno parte integralisti, signori della guerra e narcotrafficanti. Un governo, quello di Kabul, sempre più fondamentalista, insufficiente e corrotto, che non ha portato al paese alcun miglioramento in termini di qualità della vita e di diritti umani, a partire dalla condizione delle donne.
L'AFGHANISTAN RIMANE TUTTORA LO STATO PIÙ POVERO DEL PIANETA
È all'ultimo posto degli indici di sviluppo umano dell'ONU, con la più bassa aspettativa di vita al mondo(44anni), la più alta mortalità infantile (un bambino su cinque non arriva al quinto anno di vita)e un tasso di accesso all'acqua potabile a livelli di Africa sub-sahariana (solo un quarto della popolazione).
L'intensificazione del conflitto seguita all'invio di nuove truppe deciso dal NOBEL per la PACE Barack Obama ha per giunta ostacolato l'assistenza umanitaria: La Croce Rossa Internazionale ha denunciato che "MAI NEGLI ULTIMI TRENT'ANNI L'ACCESSO ALLA POPOLAZIONE AFGANA é STATO COSI DIFFICILE". Parole diplomatiche che alludono a veri e propri crimini di guerra, come quello commesso durante l'assalto a Marja del febbraio 2010, quando i Marines americani impedirono l'evacuazione dei feriti civili.
Le drammatiche condizioni di vita degli Afgani NON SONO SOLO CONDIZIONE DIRETTA DELLA GUERRA E DEL NON GOVERNO KARZAI, MA ANCHE DELLA MILITARIZZAZIONE DEGLI AIUTI UMANITARI E DELLO SVILUPPO, GESTITI DAI TEAM PROVINCIALI PER LA RICOSTRUZIONE (PRT) DELLA NATO NON A VANTAGGIO DELLA POPOLAZIONE, MA "COME PARTE INTEGRANTE DELLA STRATEGIA MILITARE" (Robert Watkins ONU), come "ARMA DI GUERRA NON LETALE" (rapporto congiunto Oxfam, Action Aid, Afghanaid, Care, Christian Aid, Concern, Norwegian Refugee Council, Tròcaire).
POZZI, STRADE, SCUOLE E CLINICHE IN CAMBIO DI INFORMAZIONI SUL NEMICO: questo significa il famosos motto "conquistare cuori e menti". Chi opera al di fuori di questa logica, rimanendo fedele ai principi d'indipendenza e neutralità dell'aiutp umanitario, NON ha vita facile in Afghanistan. Emergency ne sa qualcosa.

Un pò di compassione

È il mio terzo Natale in gattabuia, ma non fatene una tragedia. Sono calma e serena come sempre. Ieri sono rimasta a lungo sveglia adesso non riesco ad addormentarmi prima dell’una, però devo essere a letto già alle dieci, così, al buio, i miei pensieri vagano come in sogno. Ieri dunque pensavo: quanto è strano che, senza alcun motivo particolare, io viva sempre in un’ebbrezza gioiosa. Me ne sto qui, ad esempio, in questa cella oscura, sopra un materasso duro come la pietra, intorno a me nell’edificio regna come di regola un silenzio di tomba, sembra di essere rinchiusi in un sepolcro: attraverso la finestra si disegna sul soffitto il riflesso della lanterna accesa l’intera notte davanti al carcere. Di tanto in tanto si sente, cupo, lo sferragliare di un treno che passa in lontananza; oppure, più vicina, proprio sotto la finestra, la guardia che si schiarisce la voce e per sgranchirsi le gambe fa lentamente qualche passo con i suoi stivaloni. La sabbia stride in modo così disperato, sotto quei passi, che nella notte scura e umida si sente risuonare tutta la desolazione e lo sconforto dell’esistenza. Me ne sto qui distesa, sola, in silenzio, avvolta in queste molteplici e nere lenzuola dell’oscurità, della noia, della prigionia invernale e intanto il mio cuore pulsa di una gioia interiore incomprensibile e sconosciuta, come se andassi camminando nel sole radioso su un prato fiorito. E nel buio sorrido alla vita, quasi fossi a conoscenza di un qualche segreto incanto in grado di sbugiardare ogni cosa triste e malvagia e volgerla in splendore e felicità. E cerco allora il motivo di tanta gioia, ma non ne trovo alcuno e non posso che sorridere di me. Credo che il segreto altro non sia che la vita stessa; la profonda oscurità della notte è bella e soffice come il velluto, a saperci guardare. E anche nello stridere della sabbia umida sotto i passi lenti e pesanti della guardia risuona un canto di vita piccolo e bello, se solo ci si presta orecchio. In quei momenti penso a voi, a quanto mi piacerebbe potervi dare la chiave di questo incanto, perché vediate sempre e in ogni situazione quel che nella vita è bello e gioioso, perché anche voi possiate sentire questa ebbrezza e camminare su un prato dai mille colori”.